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Elogio a Tristezza

Quando arrivano i primi mali di stagione e i bambini rimangono a casa con la febbre, non c’è altro da fare che mettersi l’anima in pace, rinunciare alle tante cose da fare e trovare un modo piacevole per trascorrere la giornata.

Una delle cose che mi piace di più è mettermi sul divano con mio figlio a guardare i vecchi film preferiti e qualche pomeriggio fa abbiamo scelto “Inside out”, un film di animazione della Pixar, che ha avuto un meritato successo anni fa, sul tema delle emozioni.

L’argomento, per niente semplice da trattare, specialmente in un film rivolto ai più piccoli, è sviluppato con grazia e competenza. Nonostante le dovute semplificazioni, il messaggio che arriva al pubblico è chiaro e condivisibile anche da noi esperti della materia: tutte le emozioni sono importanti e hanno uno scopo preciso per il benessere della persona.

“Inside out” è la storia di una ragazzina alle soglie della pubertà, alle prese con i cambiamenti di vita dovuti al trasferimento della sua famiglia in un nuovo Stato. Le emozioni primarie, disgusto, rabbia, paura, tristezza e gioia, sono rappresentate da buffe entità che, nel centro operativo della mente, gestiscono i comportamenti della ragazza e degli altri personaggi, discutendo animatamente tra loro. Tutte le emozioni sono importanti, tuttavia Gioia, allegra e propositiva, è sempre in primo piano e come leader del gruppo cerca di orientare il comportamento della protagonista affinché questa sia sempre felice, e non riuscendo nel suo intento, decide infine di allontanare Tristezza dal centro di controllo. A causa della rimozione di questa emozione, la situazione precipiterà sempre di più fino a quando la protagonista non sarà più in grado di sentire le proprie emozioni. Sarà proprio Tristezza infine a risolvere la situazione e a far riavvicinare la protagonista ai propri affetti.

Il tema della gestione delle emozioni è trattato in modo così semplice e comprensibile a tutti da sembrare ovvio; tuttavia, guardando bene, così ovvio proprio non è. Nel nostro lavoro vediamo tutti i giorni che la maggior parte delle persone, per esempio, ritiene che esistano delle emozioni cattive da evitare, senza sapere che tutte le emozioni, per quanto spiacevoli, hanno un senso e una funzione nell’ecologia della nostra esistenza. Le emozioni, infatti, si sono evolute insieme all’evoluzione della vita su questa Terra, provvedendo alla sopravvivenza delle specie, in quanto reazioni del nostro organismo alle situazioni ambientali: di fronte a un pericolo proviamo paura e questa emozione ci predispone a mettere in atto il comportamento adeguato, per esempio la fuga. Altre volte si confonde l’emozione con il comportamento: provare rabbia non significa arrabbiarsi o aggredire l’interlocutore. Viviamo una vita molto più complessa da gestire rispetto alle altre specie animali, tuttavia grazie a questa complessità, abbiamo l’opportunità di poter scegliere tra una moltitudine di comportamenti diversi, per questo, un’emozione come la rabbia, può dar luogo a comportamenti molto più articolati e differenziati rispetto alla’arrabbiarsi.

In merito alla tristezza mi sembra poi, che esista un vero e proprio pregiudizio culturale. Nella nostra società del benessere, della bellezza e della gioventù a tutti i costi, è richiesto di essere propositivi e positivi, orientati alla felicità, imprenditori di se stessi e vincenti. Gli stessi pensieri devono essere orientati positivamente, perché l’ottimismo fa bene alla salute, oltre che ad ottenere successo.

La tristezza invece, come in “Inside out”, è quell’emozione che tinge di blu tutto quello che viviamo, i ricordi, i pensieri e le prospettive future; proietta infatti, una visione “negativa” del mondo e di noi stessi, che ci vede stanchi, sconfitti e fragili. Ci offre così l’opportunità di riconoscere dove abbiamo commesso errori, dove abbiamo ferito altre persone o di vedere quello che non siamo riusciti a vedere in tempo. La tristezza mette in contatto con quello che ci manca, con i nostri bisogni più profondi, quegli stessi bisogni che nella vita di tutti i giorni rimangono sullo sfondo, perché dobbiamo combattere, produrre e andar di fretta. La tristezza ci ricorda che abbiamo bisogno della vicinanza e dell’aiuto degli altri esseri umani, che abbiamo bisogno di essere accolti, ascoltati e sostenuti, ci ricorda che forse c’è una parte di noi che non è esattamente felice della vita che stiamo facendo e che ascoltandola, magari potremmo riaggiustare il tiro e accorgerci di quello che è veramente importante.

Quando si permette alla tristezza di tingerci di blu, a livello somatico è possibile accorgersi che le tensioni interne si rilasciano, i muscoli si abbandonano e il respiro diventa più facile, può accadere che si pianga e il cuore potrà alleggerirsi un poco. Quando una persona cara è triste, si mettono in atto comportamenti di cura e di particolare attenzione nei suoi riguardi, si cerca di capire come poterla aiutare, si offre sostegno.

Nonostante sia un’emozione come le altre, anche in “Inside out” tristezza viene rimossa, a favore di una visione positiva e ottimista della vita, anche quando ormai sembra tutto perduto a meno che non si decida di cambiare strada. La stessa cosa avviene nella nostra società, dove oltre a non avere nessun tipo di educazione sentimentale, le persone sono spinte a omologarsi rincorrendo ideali di positività e benessere, che come prezzo da pagare hanno quello di allontanarsi sempre di più dal proprio mondo interiore, esattamente come accade alla piccola protagonista del film.