Fino a che la cultura non riconoscerà che crescere è discendere, tutti i suoi membri si troveranno ad annaspare alla cieca per dare senso agli obnubilamenti e alle disperazioni di cui l’anima ha bisogno per penetrare nello spessore della vita.
J. Hillmann
Da settembre 2019 tutte le settimane – a Livorno
Di norma si viene al mondo con la testa in avanti e soltanto dopo, con un lento processo, attraversando diverse fasi, si arriva a reggersi sui piedi. Solo a quel punto i piedi potranno entrare nella terra come delle radici e per mettere radicici vuole tempo.
L’immagine del corpo umano come un albero fa parte di tante tradizioni antiche: le radici nella terra, il corpo come un tronco e la testa e le braccia come rami che vanno verso il cielo. Nella tradizione della qabbalah l’immagine dell’albero rovesciato sottende che l’essere umano, a differenza degli alberi di questa terra, ha le radici nel cielo, nel mondo dello spirito. Il percorso da compiere è quindi una graduale discesa dall’etereo verso la terra, in altre parole verso le cose di questo mondo.
La metafora richiama dunque a una crescita, non come a un innalzarsi, ma come una discesa verso la profondità della terra e di se stessi: un lasciarsi andare per entrare nell’esperienza, nell’intimità per ritrovare il senso dell’esistenza.
Cosa faremo? Nel percorso di “Radici” lavoreremo con il corpo, il movimento, la danza e la Gestalt. La musica sarà una parte importante del lavoro, in quanto fonte di ispirazione. Le pratiche proposte saranno rivolte a ritrovare le proprie radici nel corpo (postura e movimento) e ad esplorare la sensorialità per entrare nell’esperienza profonda dell’esistere. necessaria per crescere.
Come lo faremo? Attraverso esperienze dalla psicoterapia della Gestalt e pratiche di Danza Sensibile.